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“Artificia Siciliae” a cura di Maria Concetta Di Natale

Artificia SiciliaeMartedì scorso, presso l’Oratorio di Santa Cita a Palermo, si è tenuta la presentazione del volume “Artificia Siciliae - Arti decorative siciliane nel collezionismo europeo”, edito da Skira, a cura di Maria Concetta Di Natale, docente di “Museologia e Storia del collezionismo” e “Storia delle arti applicate e dell’oreficeria” dell'Università degli Studi di Palermo. Sono intervenuti: Maria Giulia Aurigemma, Prof. Ordinario - Università degli Studi “G. D’Annunzio” Chieti – Pescara; Mario Zito, Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Palermo; il curatore e l'editore del volume.

Contrariamente all’opinione diffusa sino a qualche tempo fa di un’Isola segregata e ritagliata entro i suoi confini naturali al centro del Mediterraneo, sono state le carte a restituirci in tutta concretezza una Sicilia aperta, cosmopolita e multietnica, da sempre confine e baluardo al tempo stesso, ultimo fronte tra Cinque e Seicento della compagine imperiale asburgica, scalo e approdo irrinunciabile, tappa intermedia e d’obbligo tra Europa, Africa e Oriente.

Alle molteplici ed eterogenee sfaccettature della committenza e del collezionismo isolani è dedicato questo volume. Un settore, quello delle arti decorative, per la Sicilia non solo fondamentale, ma portante a tutti gli effetti nel corso dei secoli e sotto gli aspetti più diversi: quello economico e della ricchezza prima di tutto, quello dell’ostentazione, del mostrarsi, in una società (come quella barocca soprattutto) che al gioco delle apparenze affida un ruolo tutt’altro che secondario; e poi quello della pronta disponibilità di materiali in un’isola dalle “viscere ricche di miniere, di porfidi, diaspri e pietre stimatissime”, come simbolicamente evidenziava il Mongitore nella sua Sicilia ricercata (1742). L’arte siciliana tutta si caratterizza per una forte predilezione della policromia propria di una terra dalla straordinaria solarità. La luminosità di quest’isola ha determinato una varietà cromatica che ha interessato tutte le espressioni artistiche e con particolare pregnanza le arti decorative. Non a caso Maurizio Calvesi scriveva “Ricchezza, opulenza, vivacità polimaterica sono date dalla preziosità dei materiali e dalla loro armonica combinazione”. Il volume propone attraverso specifici saggi collezioni di opere siciliane miratamente selezionate in oro, argento, corallo, cristallo di rocca, lapislazzuli, avorio, madreperla, tartaruga, agata e pietre dure, all’insegna del gusto polimaterico e policromatico che è chiaramente prediletto da una specifica committenza sia laica sia ecclesiastica, non solo locale o italiana, ma segnatamente europea, che ne rimane affascinata e significativamente coinvolta. Momento di partenza prescelto per l’avvio della ricerca sul collezionismo in Sicilia è l’età di Carlo V, periodo in cui l’isola è ormai consolidato viceregno spagnolo, già da tempo centro delle rotte mediterranee in cui s’incrociano culture diverse favorite dai traffici commerciali. A Palermo giungono, soprattutto dalla penisola iberica, non solo opere d’arte dalle più svariate tipologie e materie, ma anche illustri committenti e artisti di ogni genere, non ultimi orafi e argentieri, che diffondono conoscenze stilistiche e tecniche spagnole ai maestri locali. Questi ultimi riescono rapidamente non solo ad apprenderle e a emularle, ma anche a elaborarle e farle proprie, connotandole di quelle caratteristiche che consentono ad esempio di individuare un’opera di oreficeria come “siciliana” anche se “alla spagnola”, per rifarsi alla dizione che ricorre spesso nelle fonti. Percorrendo la realtà isolana lungo lo spazio di tre secoli, dal Cinque al Settecento, gli accurati studi in volume si snodano e intrecciano vicendevolmente con uno sguardo talora puntato anche oltre, sino a eminenti propaggini di fine dell’Ottocento e inizi del Novecento; e ciò grazie al colto e raffinato gusto collezionistico dell’emergente borghesia palermitana del tempo, dalle vedute ormai pienamente europee.

 

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